Abbandono di X, ne abbiamo parlato alla RSI
26 de Setembro de 2024, 14:15Stamattina sono stato ospite di Millevoci sulla Rete Uno (radio) della Radiotelevisione Svizzera per parlare della situazione di X (l’ex Twitter) e del suo potere mediatico alla vigilia delle elezioni presidenziali statunitensi, partendo dalla mia decisione di smettere definitivamente di usare X. Ho partecipato al programma insieme a Isabella Visetti, Nicola Colotti e Neva Petralli.
Se vi interessa sentire cosa abbiamo detto e i dati che abbiamo presentato, trovate i link e lo streaming qui su Attivissimo.me.
Niente Panico RSI - Puntata del 2024/09/23
23 de Setembro de 2024, 17:49Stamattina è andata in onda una nuova puntata in diretta di Niente Panico, il programma che conduco insieme a Rosy Nervi sulla Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera.
La puntata è riascoltabile qui oppure nell’embed qui sotto. Le puntate vengono pubblicate a questo link:
https://www.rsi.ch/rete-tre/programmi/intrattenimento/serotonina
I temi della puntata
L’account Instagram della settimana: @combophoto.
La bufala della settimana: il falso allarme per il tonno radioattivo (da Bufale.net).
Intelligenza artificiale e musica: Suno lancia la funzione Covers per ricreare le canzoni usando vari stili “un po’ come applicare un filtro a una foto” e usabile anche partendo da “un canto amatoriale sotto la doccia [...] Per i musicisti e i produttori, Covers offre un’opportunità unica di sperimentare diversi arrangiamenti e stili senza perdere tempo” (Punto Informatico).
Prova pratica di Suno: ho creato un account gratuito, ho immesso il prompt "una canzone pop dedicata a due conduttori radiofonici, Rosy e Paolo, che portano informazione e allegria", in italiano, e Suno mi ha generato questo brano, che è quello che abbiamo anche trasmesso in diretta, e anche questa versione alternativa un po’ meno brillante.
Sottolineo che tutto quello che sentite è stato generato pari pari dall’intelligenza artificiale di Suno, senza alcun mio intervento di rifinitura: il testo (in italiano e in rima), la voce del cantante, la melodia e gli strumenti.
L’intervista impossibile: Abbiamo ricordato l’anniversario della nascita di Ray Charles (23 settembre 1930). A titolo dimostrativo, anche qui tutto è stato creato pari pari dall’IA.
Per prima cosa ho chiesto a ChatGPT “leggi questa biografia di Ray Charles https://it.wikipedia.org/wiki/Ray_Charles e prepara quattro domande vivaci e intelligenti per un'intervista a Ray Charles come se fosse ancora vivo”.
La risposta di ChatGPT:
Ecco quattro domande vivaci e intelligenti per un'intervista a Ray Charles:
Ray, sei stato un pioniere nel fondere gospel, jazz e blues, creando il soul. Come hai trovato il coraggio di rompere le regole musicali e inventare un suono così unico?
Dopo la perdita della vista, la musica è diventata la tua vera visione. In che modo questa esperienza ha cambiato il tuo modo di sentire e interpretare la musica?
"Georgia on My Mind" è uno dei tuoi brani più amati. Cosa rappresenta per te questo pezzo e perché pensi abbia toccato così tante persone?
Hai affrontato momenti difficili, inclusa la dipendenza. Qual è stato il momento in cui hai sentito di poter riprendere il controllo della tua vita e della tua carriera?
Solitamente per queste “interviste” usiamo Character.ai, che però non ha un profilo già pronto dedicato a Ray Charles, per cui ho chiesto a ChatGPT di generare anche le presunte risposte, dandogli l’istruzione “Usando le informazioni che hai su Ray Charles, crea le risposte a queste domande”.
ChatGPT ha risposto così:
Ecco delle risposte immaginate da Ray Charles alle tue domande:
Ray, sei stato un pioniere nel fondere gospel, jazz e blues. Come hai trovato il coraggio di rompere le regole musicali e creare un suono così unico? "Ho sempre seguito il mio cuore. La musica è una cosa viva, non puoi rinchiuderla in scatole. Venivo da una tradizione di gospel, ma il blues e il jazz mi parlavano, così ho combinato tutto. Non era pianificato, era solo quello che sentivo."
Dopo la perdita della vista, la musica è diventata la tua vera visione. In che modo questa esperienza ha cambiato il tuo modo di sentire e interpretare la musica? "Perdere la vista mi ha fatto ascoltare il mondo in un modo completamente nuovo. Ogni nota, ogni ritmo aveva un significato più profondo. La musica è diventata il mio modo di vedere, di comunicare e di esprimere le emozioni che non potevo vedere ma che sentivo dentro di me."
"Georgia on My Mind" è uno dei tuoi brani più amati. Cosa rappresenta per te questo pezzo e perché pensi abbia toccato così tante persone? "Georgia è più di una canzone per me, è come tornare a casa, dove ho iniziato tutto. Credo che tocchi le persone perché parla di nostalgia, di affetto per le proprie radici. Chiunque può connettersi con quel sentimento."
Hai affrontato momenti difficili, inclusa la dipendenza. Qual è stato il momento in cui hai sentito di poter riprendere il controllo della tua vita e della tua carriera? "Il momento più difficile è stato rendermi conto che la dipendenza mi stava portando via tutto, ma la musica mi ha sempre dato una ragione per lottare. Quando ho capito che avevo ancora tanto da dare, è stato lì che ho deciso di riprendere il controllo, per me stesso e per la mia musica."
Ho poi preso questi testi e li ho fatti leggere a une delle voci di ElevenLabs.io. La cosa che mi inquieta è che le domande sono dannatamente pertinenti e probabilmente migliori di quelle che sarebbero venute in mente a me.
Due piccole novità
19 de Setembro de 2024, 19:16Domattina uscirà il podcast che ho preparato per la RSI: parlerò dei cercapersone che esplodono e di tutto quello che sta dietro a storie come questa. Il testo del podcast, diversamente dal solito, non sarà pubblicato qui, ma è già online qui sul mio nuovo sito, Attivissimo.me, che sto collaudando.
È ancora da rifinire, ma se volete dargli un’occhiata sopportando gli inestetismi e le incompletezze, mi fate un favore. Dovrebbe permettermi maggiore efficienza e velocità e quindi darmi modo di scrivere di più. Blogger mi sta appesantendo decisamente troppo.
Prevengo la domanda inevitabile: non chiuderò questo blog e non lo migrerò. Semplicemente, i contenuti da un certo punto in poi saranno pubblicati di là e non qui. Sempre che il mio hosting regga e Wordpress mi sostenga come sta facendo finora.
La seconda piccola novità riguarda le donazioni: oltre a Paypal ho aggiunto anche SumUp, che accetta praticamente tutte le principali carte di credito. Se vedete che la pagina delle donazioni a supporto di questo blog è cambiata, non sono stato hackerato: è intenzionale.
E ora via, verso nuove avventure!
Non ce la faccio più a turarmi il naso. Ho mollato X/Twitter, passo a Instagram (e resto su Mastodon). Sarà meno peggio?
14 de Setembro de 2024, 14:56Per qualche mese ho attivato X/Twitter a pagamento per vedere se cambiava qualcosa in termini di efficacia e diffusione dei miei post. Sotto la gestione Musk, X/Twitter è diventato una fogna peggiore di quella che era prima, ma ho osato sperare che poter raggiungere 411.000 follower potesse essere un’occasione per diffondere un po’ di debunking e contrastare la disinformazione. Ci ho provato, turandomi il naso contro il tanfo crescente dei complottismi politici e scientifici lasciati correre a briglia sciolta e contro i deliri alimentati da Elon Musk stesso, decidendo di non rispondere a nessuno ma di limitarmi a postare notizie. Ma non è servito a nulla, non ho visto alcun miglioramento della diffusione dei post, e non ce la faccio più.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, per me, è quel viscido post di Musk in cui lui attacca Taylor Swift per il suo sostegno alla candidatura presidenziale di Kamala Harris, dicendo che vuole metterla incinta. Non chiede di farlo; dice che lo farà (“I will give you a child”), volente o nolente lei. Cioè vuole stuprarla. Come al solito, ci sarà chi dice che è un post “scherzoso”. Come no. Provate a immaginare un uomo che scrive una cosa del genere a vostra figlia, se ne avete una.
È uno schifo che nessun uomo dovrebbe permettersi di scrivere, ed è l’ennesimo sintomo manifestato fin troppo pubblicamente da una persona che ha chiaramente dei gravi problemi di rapporti sociali e sta usando il suo immenso patrimonio per infliggere quei problemi al resto del mondo.
È un sintomo talmente grave che persino le Note della Collettività del suo stesso social network condannano quel post, dicendo che “dimostra un desiderio di oggettificare e degradare tramite contenuti sessuali indesiderati, ed è in violazione delle regole di X”.
Vedere Elon Musk, quello che una volta sembrava essere un visionario con un piano d’azione concreto per un futuro migliore per l’umanità, scendere progressivamente al livello di Donald Trump e poi andare ancora più in basso sposando le teorie di complotto più idiote (come quella degli immigrati che rapiscono e mangiano i gatti), è una scena di deludente squallore che non mi sento più di sostenere in alcun modo. Il leasing della mia Tesla Model S sta per scadere e non penso che resterò con questa marca, troppo dipendente dagli umori e dalle ossessioni minimaliste di Musk.
Nel frattempo ho annullato il mio account X/Twitter a pagamento (@disinformatico, aperto nel lontano 2007; resterà attivo per contratto fino al 4 ottobre) e ho smesso definitivamente di postare qualunque cosa su quella piattaforma. Ho motivato a X la mia disdetta così: “I can't stand Elon Musk's support and personal endorsement of sexism, racism, and hate on X/Twitter. The straw that broke this camel's back is THAT tweet of his to Taylor Swift. You know which one”.
Ho messo su X/Twitter un ultimo post in cui invito i follower a smettere di seguirmi lì e, se ci tengono, a passare a Mastodon, Threads e Instagram. Su quest’ultimo ho attivato l’account professionale.
Mi rendo perfettamente conto che Threads e Instagram sono nelle mani di un altro stramiliardario che sta facendo danni sociali a dismisura, Mark Zuckerberg. Forse sto solo passando dalla brace alla padella. Vedremo.
Intanto, se vi va, mi trovate a queste coordinate:
- Instagram: https://www.instagram.com/disinformatico/
- Threads: https://www.threads.net/@disinformatico
- Mastodon: https://mastodon.uno/@ildisinformatico
Fonte aggiuntiva: Elon Musk’s Offer to Father a Child With Taylor Swift Elicits Disgust: ‘You’re Creepy. Full Stop’, Variety, 11 settembre 2024.
Podcast RSI - Telegram cambia le proprie regole, terremoto di sicurezza
13 de Setembro de 2024, 4:54È disponibile subito il podcast di oggi de Il Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, scritto, montato e condotto dal sottoscritto: lo trovate qui sul sito della RSI (si apre in una finestra/scheda separata) e lo potete scaricare qui.
Le puntate del Disinformatico sono ascoltabili anche tramite iTunes, YouTube Music, Spotify e feed RSS.
Buon ascolto, e se vi interessano il testo di accompagnamento e i link alle fonti di questa puntata, sono qui sotto.
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[CLIP: TF1 annuncia l’arresto di Durov]
Il 24 agosto scorso Pavel Durov, fondatore e CEO della popolarissima piattaforma di messaggistica Telegram, è stato fermato in Francia [RSI] e successivamente incriminato dalle autorità francesi e rilasciato su cauzione, con l’obbligo di restare nel paese. L’incriminazione parla di “rifiuto di comunicare le informazioni necessarie per le intercettazioni autorizzate dalla legge”, “complicità” in reati e crimini gravissimi organizzati su o tramite Telegram, e... omessa dichiarazione formale di importazione in Francia di un sistema crittografico?
Questo terzo capo di incriminazione può sembrare dissonante rispetto agli altri due, ma ha una sua spiegazione che è importante per capire perché il fermo di Durov ha scatenato un terremoto che ha scosso molti degli oltre 900 milioni di utenti di Telegram.
Questa è la storia, fin qui, di questo terremoto e delle sue implicazioni per la sicurezza e la privacy, non tanto per i criminali che usano Telegram, ma per gli utenti onesti di questa piattaforma, specialmente quelli che vivono in paesi dove i diritti umani non vengono rispettati e i dissidenti vengono perseguitati. Questi utenti in questi anni si sono affidati a Telegram contando sulla sua promessa di non collaborare con nessun governo, e ora scoprono che le loro conversazioni su questa piattaforma non erano così protette e segrete come pensavano, anche perché Telegram, dopo il fermo e l’incriminazione di Durov, ha silenziosamente cambiato le proprie regole.
Benvenuti alla puntata del 13 settembre 2024 del Disinformatico, il podcast della Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie strane dell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo.
[SIGLA di apertura]
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Telegram è diverso dagli altri sistemi di messaggistica, come Signal o WhatsApp, per due ragioni principali. La prima è che offre i cosiddetti canali, ai quali può iscriversi un numero sostanzialmente illimitato di persone per seguire i messaggi pubblicati da un singolo utente o da una specifica organizzazione.
Questa capacità di far arrivare un messaggio anche a milioni di persone, senza nessuna delle restrizioni o dei filtraggi tipici di altre piattaforme, rende Telegram più allettante rispetto alla concorrenza, per esempio per i criminali informatici e anche per quelli non informatici, dai trafficanti di droga ai terroristi ai pedofili, che possono usarlo (e lo usano) per pubblicizzare i propri prodotti e servizi o le proprie terribili azioni e gestire la propria clientela in modo efficiente e discreto. Ovviamente queste stesse caratteristiche sono utili anche per chi lotta contro censure, persecuzioni o restrizioni delle libertà.
E così Telegram, per chi vive in Russia, è uno dei pochissimi canali attraverso i quali è possibile ricevere informazioni non filtrate dalla censura governativa. Durov lasciò la Russia dieci anni fa, nel 2014, proprio per non dover cedere al governo i dati dei cittadini raccolti dalla sua piattaforma precedente, Vkontakte, una sorta di Facebook nazionale, e per non doverla censurare. A modo suo, Pavel Durov ha esibito dei princìpi etici molto saldi: non collaborare con nessuna autorità, perché chi per un certo governo è un sovversivo per un altro governo è un dissidente, e chi è considerato terrorista da una parte è visto come combattente per la libertà dall’altra.
La seconda ragione è che Telegram, intesa come azienda, si è sempre vantata di rifiutare qualunque collaborazione con le forze di polizia di qualunque paese e di non fare moderazione: nelle pagine del suo sito ha dichiarato che “Tutte le chat e i gruppi di Telegram sono territorio privato dei loro rispettivi partecipanti. Non eseguiamo alcuna richiesta relativa ad esse [...] Ad oggi, abbiamo divulgato 0 byte di dati a terzi, inclusi i governi […] Mentre blocchiamo bot e canali legati al terrorismo (ad esempio legati all'ISIS), non bloccheremo nessuno che esprime pacificamente altre opinioni.”
Il risultato è che oggi 900 milioni e passa di persone in tutto il mondo si affidano a Telegram per comunicare di tutto, dagli annunci di estorsione informatica ai consigli delle mamme appassionate di rimedi naturali alle malattie, dagli amori clandestini ai film piratati, e di quei 900 milioni e passa circa 10 milioni sono utenti paganti, i cui abbonamenti permettono all’azienda Telegram di operare. Ma a fine agosto per tutte queste persone è arrivato un brusco risveglio.
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Prima di tutto, il fermo di Durov ha fatto parlare molto di Telegram anche nei media generalisti, e quindi finalmente molti utenti non esperti sono venuti a conoscenza di un dettaglio tecnico cruciale: le normali chat di Telegram, le sue chat di gruppo e i messaggi diffusi in massa attraverso i suoi canali non sono protetti tramite la crittografia end-to-end, come lo sono invece quelli di WhatsApp o di Signal.
Soltanto le cosiddette chat segrete di Telegram godono di questa protezione, che rende tecnicamente impossibile per il fornitore di un servizio di messaggistica collaborare con le autorità facendo leggere i messaggi dei sospettati. Crittografia end-to-end significa infatti che neppure il fornitore del servizio è in grado di leggere i messaggi scambiati dai suoi utenti e quindi può respingere le richieste di accesso di qualunque autorità semplicemente spiegando che non le può soddisfare per motivi puramente tecnici. Non può fornire i messaggi perché non è in grado di leggerli.
Ma mentre su WhatsApp questa protezione è applicata automaticamente a tutti i messaggi di tutti gli utenti, su Telegram è appunto necessario attivarla manualmente, e comunque la crittografia end-to-end non è disponibile nelle comunicazioni di gruppo ma solo in quelle dirette tra due persone, come spiegato in dettaglio sul sito di Telegram nelle pagine tecniche, quelle che non legge nessuno. E così pochissimi utenti conoscono e usano queste chat segrete.
In altre parole, il grosso del traffico di messaggi, leciti e illeciti, trasportati da Telegram è leggibile dai tecnici di Telegram, è archiviato sui server dell’azienda e quindi potrebbe essere consegnato alle autorità di qualunque paese, democratico o non democratico. Nessun problema per chi usa Telegram per coordinare le attività di un circolo scacchistico, ma per chiunque usi Telegram per proteggersi da autorità oppressive o per scopi non propriamente legali è uno shock scoprire che quello spazio che riteneva sicuro non lo è affatto.
Va detto che Telegram ha protetto i messaggi dei suoi utenti in altri modi: lo ha fatto tramite la crittografia dei propri server, di cui però ha le chiavi, che quindi gli possono essere chieste dalle autorità; e lo ha fatto distribuendo la propria infrastruttura in vari paesi, per cui i messaggi degli utenti sono sparsi in vari frammenti sotto giurisdizioni molto differenti, che dovrebbero quindi avviare un’azione legale coordinata e congiunta per avere accesso a quei messaggi.
Ma il fatto stesso che i messaggi siano in qualche modo accessibili all‘azienda significa che un governo sufficientemente attrezzato, agguerrito e deciso potrebbe effettuare un attacco informatico a Telegram per leggersi quei messaggi. Oppure, più semplicemente, potrebbe trovare metodi non informatici per indurre l’azienda a collaborare. Per esempio, un fermo e un’incriminazione del suo fondatore e amministratore, magari con la scusa della mancata dichiarazione formale di aver importato in Francia un sistema crittografico. Telegram opera anche in Francia da anni, alla luce del sole, per cui è presumibile che le autorità francesi fossero ben consapevoli da tempo di questa mancata dichiarazione prevista dalle leggi nazionali, eppure non hanno mai fatto nulla per contestare l’omissione prima di oggi.
E in effetti dopo l’intervento delle autorità francesi su Telegram è cambiato qualcosa di importante.
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Intorno al 5 settembre scorso le fiere parole di rifiuto di qualunque collaborazione che ho citato prima sono state riscritte sul sito di Telegram. Adesso Telegram non dice più che “Tutte le chat e i gruppi di Telegram sono territorio privato dei loro rispettivi partecipanti” e che non esegue alcuna richiesta relativa ad esse. Al posto di queste parole c’è l’annuncio che “Tutte le app di Telegram dispongono di pulsanti "Segnala” che consentono di segnalare i contenuti illegali ai nostri moderatori, con pochi tocchi.”
Non è una novità in senso stretto: questa funzione di segnalazione esiste da tempo nell’app. Ma è interessante che sia stata messa in evidenza e che siano scomparse quelle parole sul “territorio privato”, quasi a suggerire un nuovo corso di collaborazione con le autorità.
Durov ha usato parole piuttosto concilianti anche in un suo annuncio personale [https://t.me/durov/342], dicendo che “l’improvviso aumento del numero di utenti a 950 milioni ha causato dei problemi legati alla crescita che hanno agevolato i criminali nell’abusare della nostra piattaforma […] è mio obiettivo personale assicurarmi che miglioreremo significativamente le cose in questo senso”.
Pavel Durov ha inoltre sottolineato l’impegno di Telegram contro gli abusi sui minori, citando l’apposito canale di Telegram [@StopCA] che indica, giorno per giorno, i numeri dei gruppi e canali banditi in relazione a questi abusi: sono quasi duemila al giorno. Ha dichiarato anche che Telegram rimuove quotidianamente “milioni di post nocivi” e ha “canali diretti di comunicazione con le organizzazioni non governative per gestire più rapidamente le richieste urgenti di moderazione.”
Sembra insomma che Durov voglia lasciarsi alle spalle numeri preoccupanti, come le 2460 richieste della polizia francese a Telegram rimaste senza risposta [Libération, paywall], e una reputazione guadagnata sul campo di non collaborare con le autorità nemmeno quando si tratta di situazioni di crimine indiscusso e non di questioni di libertà di parola.
A questo restyling di Telegram contribuisce anche la rimozione della funzione Persone vicine, annunciata personalmente da Durov [https://t.me/durov/343]. Questa funzione permetteva a un utente di localizzare gli altri utenti di Telegram situati nelle sue vicinanze, con rischi fin troppo evidenti di abusi e di agevolazione dello stalking.
Numerosi criminali online che usano Telegram, intanto, hanno reagito alla situazione chiudendo i propri account sulla piattaforma, un po’ perché temono che i loro dati e quelli della loro clientela possano finire nelle mani delle autorità, e un po’ perché hanno paura che i loro account verranno chiusi, ora che Telegram dice di volersi occupare seriamente della moderazione [404 Media].
La parola chiave di tutta questa vicenda sembra essere moderazione, o meglio, carenza di moderazione dei contenuti diffusi da Telegram, anche dopo che sono stati segnalati, come nota anche l’autorevole Electronic Frontier Foundation riportando una dichiarazione dell’Ofmin, l’ente francese incaricato di investigare sulle minacce alla sicurezza online dei minori, notando che secondo la legge francese consentire la distribuzione di contenuti o servizi illegali di cui si è a conoscenza è un reato.
Gli eventuali cambiamenti concreti di Telegram diverranno visibili nei prossimi mesi, ma il presupposto delle autorità francesi che la mancanza di moderazione dei contenuti illegali segnalati comporti una responsabilità penale del titolare di un sito probabilmente sta facendo venire i brividi ad altri CEO di piattaforme di messaggistica e social network che non hanno la reputazione di essere “paradisi anarchici”, per citare l’espressione usata da Durov, ma se la meriterebbero. Perché anche Instagram, per esempio, ha lo stesso problema di omessa moderazione di contenuti anche dopo che sono stati segnalati.
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Lo so perché anch’io, come tanti altri utenti, segnalo spesso gli spezzoni di video pornografici e di abusi su minori inseriti nei reel di Instagram dopo qualche secondo di contenuto non controverso, ma la moderazione di questa piattaforma risponde puntualmente che il video è conforme alle norme della comunità e non lo rimuove. Eppure la violazione delle norme sarebbe assolutamente ben visibile se solo il moderatore, o l’intelligenza artificiale che forse lo ha sostituito, si degnasse di esaminare il video per qualche secondo in più.
X, quello che una volta era Twitter, è anche peggio, soprattutto per chi è genitore di figli molto giovani che scalpitano per entrare nei social network. La pornografia e la violenza, anche di tipi estremi, sono accessibili su X semplicemente cambiando un’impostazione dell’app, ed è cosi da ben prima della sua acquisizione da parte di Elon Musk; dopo questa acquisizione sono aumentati i contenuti riguardanti odio, discriminazione e razzismo. Segnalarli è inutile, perché la loro presenza è esplicitamente prevista dalle regole di X ed è coperta dalla foglia di fico decisamente troppo corta di un messaggio di avvertimento, facilissimo da eludere, e dall’appoggio esplicito di Musk stesso.
Il segnale mandato dalle autorità francesi è molto forte e a differenza delle segnalazioni degli utenti è difficile da ignorare: i gestori delle grandi piattaforme, se sono avvisati del fatto che ospitano contenuti o comportamenti illegali, non possono far finta di niente solo perché sono straricchi. Hanno delle responsabilità legali e soprattutto sociali, visto il peso che i loro servizi hanno nella formazione delle giovani generazioni e anche di quelle meno giovani.
A questo punto viene da chiedersi se dopo quello che è successo a Pavel Durov, Mark Zuckerberg e Elon Musk abbiamo già mandato un breve promemoria ai piloti del loro jet personali: “Evitare Francia”.